Informazioni personali

The Money and Finance Research (Mo.Fi.R.) group was established in 2007 on the initiative of Pietro Alessandrini, Michele Fratianni and Alberto Zazzaro. The aim of the group is investigating, from both the empirical and theoretical points of view, the evolution of the financial system as the collection of financial institutions, intermediaries and markets and understanding the real consequences of that evolution for the development of the economic system at the regional, national and international levels. This mission is fulfilled through a variety of activities, including sponsored research, seminars, conferences carried out by a bulk of economists from the Department of Economics of the Università Politecnica delle Marche in cooperation with researchers from other universities, post-doc research fellows, PhD students and graduate students.

venerdì 29 ottobre 2010

Segnalazione: Microcredito e Macrosperanze

Segnaliamo l'uscita del libro "Microcredito e macrosperanze: Opportunità, limiti e responsabilità" di Alberto Niccoli e Andra F. Presbitero (EGEA 2010). Il volume verrà presentato il 4 Novembre alle ore 18.00 presso la libreria Feltrinelli di Ancona.

Di seguito una breve sintesi, mentre qui è possibile scaricare l'introduzione e l'indice.

Microcredito e microfinanza sono fenomeni diffusi in tutto il mondo: permettono innumerevoli iniziative per la nascita di nuove imprese; livellano nel tempo i consumi di tante famiglie con redditi incerti; talvolta diventano la forma di una moderna elemosina. Ma microcredito e microfinanza sono la panacea di tutti i mali? Quando
e come funzionano? Che cosa ci insegnano le esperienze finora realizzate?
Queste sono solo alcune delle domande a cui il libro cerca di rispondere in modo sistematico e articolato.
La convinzione degli autori è che, se non si deve cadere in giudizi eccessivamente positivi (un po' illusori), bisogna avere ben chiaro il ruolo crescente della microfinanza come alternativa al gigantismo imperante nel settore finanziario. E bisogna ricordarne alcuni effetti utili, tra cui: la promozione di operazioni finanziarie non fini a se stesse; la possibilità di attenuare la disuguaglianza, espandendo microcredito e microrisparmio; l'importanza riconosciuta alle informazioni qualitative e non solo quantitative; la valorizzazione dei rapporti interpersonali; la promozione del capitale sociale e umano.

Un super-garante per il credito


Sappiamo per lo meno due cose sulle crisi finanziarie. La prima è che esse occorrono con una tale frequenza da doverle considerare parte integrante del capitalismo. Dall’inizio del Seicento ad oggi ne abbiamo avute, in media, una ogni otto anni; dalla fine di Bretton Woods una ogni due anni. Di conseguenza, bisogna avere strumenti adeguati per fronteggiarle.  La seconda è che, indipendentemente da come nasce, la crisi sfocia in un collasso del credito. Questo, a sua volta, riflette due importanti fenomeni:  lo stato di incertezza sulla solidità degli operatori e la corsa alla liquidità degli intermediari finanziari che intendono ridurre il rapporto fra attivi e capitale netto. La crisi, come la guerra, crea una fitta nebbia che appanna la vista delle controparti e li rende incerti sulle loro posizioni relative. Aumentano le asimmetrie informative non solo tra banche, imprese, risparmiatori, autorità, ma anche tra le stesse banche. Questo segna la gravità della crisi attuale.

Il dollaro e il “cane di razza” di Keynes


In periodi di grave crisi finanziarie, come quella che stiamo vivendo,  si torna alla storia per fare confronti e trarre insegnamenti. I due eventi più gettonati del secolo scorso sono la grande crisi degli anni Trenta e l’accordo monetario di Bretton Woods (BW) del 1944. In entrambi i casi, si riscopre il pensiero di Keynes, che dette un apporto di idee costruttivo alla politica del New Deal e alla riforma del sistema monetario internazionale varata a BW. In quella occasione Keynes fu un perdente consenziente. Con pragmatismo propose alla Camera dei Lords l’approvazione dell’accordo, usando la metafora del “cane bastardo”, meno bello, ma più robusto e servizievole di un “cane di razza”. Il “cane bastardo” che nacque a BW ratificava l’ascesa internazionale del dollaro e il declino della sterlina. Prevalse la moneta del paese dominante, che sommava diverse leadership: tecnologica, commerciale, finanziaria, politico-militare e, quindi, anche monetaria. In cambio dei privilegi della sovranità monetaria, gli USA si impegnarono a fornire il “bene pubblico” di stabilizzare il valore del dollaro, rafforzato dalla garanzia della convertibilità in oro.

mercoledì 27 ottobre 2010

L'insostenibile leggerezza delle lodi

1.      Ad ogni seduta di laurea emerge il problema delle valutazioni delle tesi. Problema che viene vissuto con atteggiamenti contrastanti dai membri delle commissioni. Si va dai benevolenti, per i quali un voto in più non lo si nega a nessuno (“sono tutti bravi ragazzi” “si sono impegnati”), agli accondiscendenti, che da contro-relatori si adeguano al giudizio dei relatori (un po’ come gli avvocati di ufficio che si rimettono alla benevolenza della corte), fino all’estremo opposto dei rigorosi, che sono severi con i propri laureandi, ma si trovano perennemente spiazzati dal gioco al rialzo fatto dall’abbinamento benevolenti-accondiscendenti.
2.      Se poi si va in profondità emergono interessanti sotto-categorie.
a.            I benevolenti possono essere distinti in indifferenti e appassionati. I primi non si pongono il problema di una rigorosa valutazione e spesso hanno solo fretta o privilegiano il quieto vivere. I secondi si identificano pienamente con il proprio laureando (alimentando un involontario conflitto di interessi: il laureando è un collaboratore da difendere più che uno studente da valutare oggettivametne).

La sottovalutazione della crisi globale

Che la crisi sia più grave di quanto era sembrato nel 2007 ce ne stiamo accorgendo mese dopo mese in questo difficile 2008, che sta per chiudersi in modo depressivo e con aspettative deprimenti.
La sottovalutazione, va detto, allora era stata generale.
La crisi dei mutui sub-prime non è stata colta nella sua gravità epidemica di portata globale non solo a livello territoriale, ma anche a livello settoriale. Si è trasmessa dagli Stati Uniti al resto del mondo. Dal credito alla finanza. Dai mercati finanziari ai mercati reali. Dalla domanda di beni alla produzione, fino a deprimere l’occupazione.
Non ci siamo accorti che la crisi veniva da lontano. Ora ci accorgiamo che andrà lontano nel tempo.

Purtroppo non se ne sono accorti i governi, che traggono vantaggi elettorali dalle fasi di espansione e non hanno incentivi a frenare la deriva dell’euforia finanziaria. E’ facile governare ed ottenere consensi quando l’economia va a gonfie vele. Sarebbe saggio in tempi di vacche grasse fare interventi di razionalizzazione e riforme coraggiose di ristrutturazione. Interventi preventivi per contenere gli eccessi, combattere gli sprechi, colmare i ritardi, ridurre le inefficienze, redistribuire i redditi e liberare le potenzialità di sviluppo del capitale umano e sociale. Raramente si approfitta di questa occasione. Soprattutto in Italia, dove le riforme si sono fatte solo se costretti da situazioni di emergenza.