Sono passati ormai 14 anni dal lancio dell'iniziativa di cancellazione del debito estero dei 40 paesi più poveri e indebitati (Heavily Indebted Poor Countries - HIPC Initiative) e 10 anni dalla grande mobilitazione avviata dalla società civile in occasione dell'anno del Giubileo. Sebbene, a partire dal 2006, molti dei paesi HIPC abbiano visto cancellati gran parte dei propri debiti, lo scenario futuro non è privo di insidie e il mantenimento della sostenibilità del debito pubblico è un obiettivo ancora difficile da raggiungere, come la recente crisi finanziaria globale sta mettendo in luce.
Questa breve nota prende in considerazione due aspetti fondamentali - il ruolo del debito domestico e la valutazione degli effetti della cancellazione del debito - al fine di proporre un approccio alternativo alla riduzione del debito, meno generalizzato e più orientato alle caratteristiche dei singoli paesi.
Per motivi di spazio, non vengono presi in considerazione molti altri aspetti - il debito odioso, la scelta tra prestiti e aiuti, i fondi avvoltoio, l'accesso ai mercati internazionali dei capitali - che mettono a rischio la sostenibilità del debito dei paesi poveri, sui quali si rimanda ad Arnone e Presbitero (2010)
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