Informazioni personali

The Money and Finance Research (Mo.Fi.R.) group was established in 2007 on the initiative of Pietro Alessandrini, Michele Fratianni and Alberto Zazzaro. The aim of the group is investigating, from both the empirical and theoretical points of view, the evolution of the financial system as the collection of financial institutions, intermediaries and markets and understanding the real consequences of that evolution for the development of the economic system at the regional, national and international levels. This mission is fulfilled through a variety of activities, including sponsored research, seminars, conferences carried out by a bulk of economists from the Department of Economics of the Università Politecnica delle Marche in cooperation with researchers from other universities, post-doc research fellows, PhD students and graduate students.

sabato 11 dicembre 2010

Il gioco del banchiere centrale

Sul sito della Banca d'Italia c'è €conomia - il gioco della politica monetaria -, un modo divertente per improvvisarsi banchiere centrale.

venerdì 10 dicembre 2010

Tre punti deboli della riforma Gelmini


Un merito va senza dubbio riconosciuto al ministro Gelmini e alla sua riforma in approvazione in questi giorni nelle aule parlamentari. Dopo anni di torpore troppo segnati da un’accondiscendenza rassegnata e talora opportunistica a una politica universitaria confusa, contraddittoria e sempre più avara di risorse, un gran numero di docenti, ricercatori e studenti universitari stanno manifestando con forza la loro contrarietà al disegno di legge. E come dar loro torto? Il provvedimento che il governo intende adottare presenta molti punti deboli e sembra destinato a generare nuovi problemi più che a risolvere quelli, pure non trascurabili, che già affliggono la nostra università. Tre esempi.

lunedì 22 novembre 2010

Presentazione del libro "Reti di imprese e territorio"




Giovedì 2 dicembre 2010, presso la Banca Popolare di Ancona (Sala Congressi "Luigi Bacci", Via Don Battistoni, 4 - Jesi), si terrà la presentazione del libro "Reti di imprese e territorio. Tra vincoli e nuove opportunità dopo la crisi", a cura di Alberto Zazzaro e pubblicato da Il Mulino.
L'evento è organizzato dall' Universita' Politecnica delle Marche - Dipartimento di Economia e da UBI Banca Popolare di Ancona.

venerdì 19 novembre 2010

Cancellazione del debito e debito domestico

Su VoxEU, una discussione sui rischi dell'aumento del ricorso all'indebitamento domestico nei paesi poveri che hanno beneficiato della cancellazione del debito coordinata dalla Banca Monddiale e dal Fondo Monetario Internazionale:

External debt relief but increasing domestic debt
The global crisis and expansionary government reactions that followed revived the attention of policymakers and academics on the adverse effects of large public debt. This column examines the case of Heavily Indebted Poor Countries. It argues that a focus on the consequences of external debt is outdated as the share of domestic debt in total public debt in increased from 11% to 37% from 1991 to 2008. A new framework to deal with total public debt is now required to take into account domestic interest payments.
di Andrea Presbitero

mercoledì 10 novembre 2010

Considerazioni sull’intervento di Draghi

L’intervento di Draghi, che riprende e aggiorna diversi spunti di metodo e di pensiero di Giorgio Fuà nell’occasione del decennale della sua scomparsa, offre una importante occasione di riflessione e di discussione, che nel nostro Mofir-blog intendiamo aprire a chiunque sia interessato a dare un contributo.
Una affermazione chiave del suo ragionamento è nella frase:
“la ricchezza è il frutto di azioni e decisioni passate, il PIL, legato alla produttività, è frutto di azioni e decisioni prese guardando al futuro. Privilegiare il passato rispetto al futuro esclude dalla valutazione del benessere la visione di coloro per cui il futuro è l’unica ricchezza: i giovani”.

lunedì 8 novembre 2010

La lezione di Mario Draghi ad Ancona


Il testo integrale della Lezione Magistrale del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi su crescita, benessere e compiti dell'economia politica è disponibile qui.

mercoledì 3 novembre 2010

Gli USA, la Cina e le regole del gioco

E’ iniziata la guerra delle monete, conseguenza naturale dell’incapacità del sistema monetario internazionale di correggere i grandi squilibri di bilancia dei pagamenti.  Il dollar standard è in crisi. Esso ha permesso agli Stati Uniti di spendere in eccesso rispetto a quanto produce. Da anni gli USA accusano un enorme deficit di conto corrente di bilancia dei pagamenti, che ha alimentato un debito netto sull’estero che, a fine 2009, ha raggiunto $2.738 miliardi. La Cina è il rovescio della medaglia: ha accumulato grandi surplus di conto corrente che hanno alimentato  uno stock di riserve internazionali di $2.706 miliardi, ammontare pari al debito estero americano. Le autorità cinesi mantengono un renminbi sottovalutato nei confronti del dollaro, tassello essenziale della loro politica industriale. La Cina corre però due  grossi rischi. Il primo è che le proprie riserve in dollari si deprezzino rispetto ad altre monete. Questo rischio viene ridotto attraverso vendite di dollari per acquistare euro, con la conseguenza che l’euro si apprezza nei mercati valutari, anche se il conto corrente di Eurolandia è in pareggio. In altre parole, i guai americano-cinesi si scaricano sul vecchio continente. Il secondo rischio è lo spettro del protezionismo. Il governo americano, spalleggiato dal Congresso, minaccia ritorsioni commerciali se la Cina non rivaluterà il renminbi.  Come uscirne? Ci sono quattro possibili soluzioni.

lunedì 1 novembre 2010

Un diverso approccio alla riduzione del debito: il ruolo del debito interno e delle istituzioni


Sono passati ormai 14 anni dal lancio dell'iniziativa di cancellazione del debito estero dei 40 paesi più poveri e indebitati (Heavily Indebted Poor Countries - HIPC Initiative) e 10 anni dalla grande mobilitazione avviata dalla società civile in occasione dell'anno del Giubileo. Sebbene, a partire dal 2006, molti dei paesi HIPC abbiano visto cancellati gran parte dei propri debiti, lo scenario futuro non è privo di insidie e il mantenimento della sostenibilità del debito pubblico è un obiettivo ancora difficile da raggiungere, come la recente crisi finanziaria globale sta mettendo in luce.

Questa breve nota prende in considerazione due aspetti fondamentali - il ruolo del debito domestico e la valutazione degli effetti della cancellazione del debito - al fine di proporre un approccio alternativo alla riduzione del debito, meno generalizzato e più orientato alle caratteristiche dei singoli paesi.  Per motivi di spazio, non vengono presi in considerazione molti altri aspetti - il debito odioso, la scelta tra prestiti e aiuti, i fondi avvoltoio, l'accesso ai mercati internazionali dei capitali - che mettono a rischio la sostenibilità del debito dei paesi poveri, sui quali si rimanda ad Arnone e Presbitero (2010)[2].

venerdì 29 ottobre 2010

Segnalazione: Microcredito e Macrosperanze

Segnaliamo l'uscita del libro "Microcredito e macrosperanze: Opportunità, limiti e responsabilità" di Alberto Niccoli e Andra F. Presbitero (EGEA 2010). Il volume verrà presentato il 4 Novembre alle ore 18.00 presso la libreria Feltrinelli di Ancona.

Di seguito una breve sintesi, mentre qui è possibile scaricare l'introduzione e l'indice.

Microcredito e microfinanza sono fenomeni diffusi in tutto il mondo: permettono innumerevoli iniziative per la nascita di nuove imprese; livellano nel tempo i consumi di tante famiglie con redditi incerti; talvolta diventano la forma di una moderna elemosina. Ma microcredito e microfinanza sono la panacea di tutti i mali? Quando
e come funzionano? Che cosa ci insegnano le esperienze finora realizzate?
Queste sono solo alcune delle domande a cui il libro cerca di rispondere in modo sistematico e articolato.
La convinzione degli autori è che, se non si deve cadere in giudizi eccessivamente positivi (un po' illusori), bisogna avere ben chiaro il ruolo crescente della microfinanza come alternativa al gigantismo imperante nel settore finanziario. E bisogna ricordarne alcuni effetti utili, tra cui: la promozione di operazioni finanziarie non fini a se stesse; la possibilità di attenuare la disuguaglianza, espandendo microcredito e microrisparmio; l'importanza riconosciuta alle informazioni qualitative e non solo quantitative; la valorizzazione dei rapporti interpersonali; la promozione del capitale sociale e umano.

Un super-garante per il credito


Sappiamo per lo meno due cose sulle crisi finanziarie. La prima è che esse occorrono con una tale frequenza da doverle considerare parte integrante del capitalismo. Dall’inizio del Seicento ad oggi ne abbiamo avute, in media, una ogni otto anni; dalla fine di Bretton Woods una ogni due anni. Di conseguenza, bisogna avere strumenti adeguati per fronteggiarle.  La seconda è che, indipendentemente da come nasce, la crisi sfocia in un collasso del credito. Questo, a sua volta, riflette due importanti fenomeni:  lo stato di incertezza sulla solidità degli operatori e la corsa alla liquidità degli intermediari finanziari che intendono ridurre il rapporto fra attivi e capitale netto. La crisi, come la guerra, crea una fitta nebbia che appanna la vista delle controparti e li rende incerti sulle loro posizioni relative. Aumentano le asimmetrie informative non solo tra banche, imprese, risparmiatori, autorità, ma anche tra le stesse banche. Questo segna la gravità della crisi attuale.

Il dollaro e il “cane di razza” di Keynes


In periodi di grave crisi finanziarie, come quella che stiamo vivendo,  si torna alla storia per fare confronti e trarre insegnamenti. I due eventi più gettonati del secolo scorso sono la grande crisi degli anni Trenta e l’accordo monetario di Bretton Woods (BW) del 1944. In entrambi i casi, si riscopre il pensiero di Keynes, che dette un apporto di idee costruttivo alla politica del New Deal e alla riforma del sistema monetario internazionale varata a BW. In quella occasione Keynes fu un perdente consenziente. Con pragmatismo propose alla Camera dei Lords l’approvazione dell’accordo, usando la metafora del “cane bastardo”, meno bello, ma più robusto e servizievole di un “cane di razza”. Il “cane bastardo” che nacque a BW ratificava l’ascesa internazionale del dollaro e il declino della sterlina. Prevalse la moneta del paese dominante, che sommava diverse leadership: tecnologica, commerciale, finanziaria, politico-militare e, quindi, anche monetaria. In cambio dei privilegi della sovranità monetaria, gli USA si impegnarono a fornire il “bene pubblico” di stabilizzare il valore del dollaro, rafforzato dalla garanzia della convertibilità in oro.

mercoledì 27 ottobre 2010

L'insostenibile leggerezza delle lodi

1.      Ad ogni seduta di laurea emerge il problema delle valutazioni delle tesi. Problema che viene vissuto con atteggiamenti contrastanti dai membri delle commissioni. Si va dai benevolenti, per i quali un voto in più non lo si nega a nessuno (“sono tutti bravi ragazzi” “si sono impegnati”), agli accondiscendenti, che da contro-relatori si adeguano al giudizio dei relatori (un po’ come gli avvocati di ufficio che si rimettono alla benevolenza della corte), fino all’estremo opposto dei rigorosi, che sono severi con i propri laureandi, ma si trovano perennemente spiazzati dal gioco al rialzo fatto dall’abbinamento benevolenti-accondiscendenti.
2.      Se poi si va in profondità emergono interessanti sotto-categorie.
a.            I benevolenti possono essere distinti in indifferenti e appassionati. I primi non si pongono il problema di una rigorosa valutazione e spesso hanno solo fretta o privilegiano il quieto vivere. I secondi si identificano pienamente con il proprio laureando (alimentando un involontario conflitto di interessi: il laureando è un collaboratore da difendere più che uno studente da valutare oggettivametne).

La sottovalutazione della crisi globale

Che la crisi sia più grave di quanto era sembrato nel 2007 ce ne stiamo accorgendo mese dopo mese in questo difficile 2008, che sta per chiudersi in modo depressivo e con aspettative deprimenti.
La sottovalutazione, va detto, allora era stata generale.
La crisi dei mutui sub-prime non è stata colta nella sua gravità epidemica di portata globale non solo a livello territoriale, ma anche a livello settoriale. Si è trasmessa dagli Stati Uniti al resto del mondo. Dal credito alla finanza. Dai mercati finanziari ai mercati reali. Dalla domanda di beni alla produzione, fino a deprimere l’occupazione.
Non ci siamo accorti che la crisi veniva da lontano. Ora ci accorgiamo che andrà lontano nel tempo.

Purtroppo non se ne sono accorti i governi, che traggono vantaggi elettorali dalle fasi di espansione e non hanno incentivi a frenare la deriva dell’euforia finanziaria. E’ facile governare ed ottenere consensi quando l’economia va a gonfie vele. Sarebbe saggio in tempi di vacche grasse fare interventi di razionalizzazione e riforme coraggiose di ristrutturazione. Interventi preventivi per contenere gli eccessi, combattere gli sprechi, colmare i ritardi, ridurre le inefficienze, redistribuire i redditi e liberare le potenzialità di sviluppo del capitale umano e sociale. Raramente si approfitta di questa occasione. Soprattutto in Italia, dove le riforme si sono fatte solo se costretti da situazioni di emergenza.